Pavone Medievale: percorso storico - naturalistico

Descrizione del percorso alla scoperta della storia culturale e naturalistica del Comune di Pavone Canavese

Descrizione

Castello di Pavone Canavese
Grazie alla sua superficie ridotta, il borgo offre tutti gli elementi chiave per la lettura di una matrice architettonica medievale; quindi ripercorrere la storia del periodo medievale del Comune di Pavone e di conseguenza la sua bellezza, risulta più semplice del previsto. 

Il percorso ha inizio presso la Torre Porta, la quale permetteva l’ingresso ai ricetti grazie all’apertura della saracinesca di cui questa torre era dotata. All’interno della Torre porta infatti, scorreva un antone metallico il cui movimento verticale, con il passare degli anni ha scavato due binari di scorrimento ancora oggi visibili; la saracinesca veniva mossa tramite argani posizionati sulla parete superiore della torre, solitamente costruita su due piani e non coperta da tetto. La struttura della torre, anch’essa in pietra e mattoni, è ancora leggibile dalla parte interna del borgo. Nuove costruzioni invece, hanno inglobato la parte di torre che si affaccia sull’esterno del borgo, ma non in modo da renderla irriconoscibile. 

La Torre Porta, permette l’accesso al Ricetto, localmente chiamato al plurale “Ij Ruset”, costruito a difesa del Borgo nell’ 859 sulla stessa collina del castello, ad ovest di quest’ultimo. Il nucleo è di forma allungata lungo l’asse nord-sud, ad occidente è delimitato da uno strapiombo e vi si accedeva tramite la torre-porta situata sul lato settentrionale, era inoltre presente un collegamento interno con il castello sul lato orientale. I ricetti presenti sul territorio del comune di Pavone Canavese, sono la testimonianza di come venissero concepiti i baluardi di difesa per la popolazione del Medioevo; Il termine stesso, deriva dal latino “receptus” che significa rifugio, e indica queste piccole unità abitative. I recetti presenti nel comune erano all’incirca 50 e potevano ospitare fino a 300 persone. Abitualmente servivano per la conservazione dei generi alimentari, ma in caso di pericolo, divenivano rifugio per le persone e gli animali; erano formati da due stanze non comunicanti fra loro e consentivano l’accesso al piano superiore esterno tramite una scala a pioli, removibile in caso di minaccia nemica. I ricetti del borgo pavonese, vennero costruiti su una parete rocciosa, la quale grazie alla sua ripidezza verso nord, sud e ovest costituiva già di per sé un’ottima difesa. La tecnica costruttiva utilizzata per i ricetti, è la stessa che contraddistingue le costruzioni più antiche del paese, edificate in pietra scura cavata dalla Paraj Auta, alternata al mattone rosso molto utilizzato per incorniciare archi, finestre e porte. 

Il percorso alla scoperta della storia medievale del comune continua proseguendo per le vie del centro storico e affiancando la Torre Campanaria con l’arrivo al Castello di Pavone Canavese, la cui cinta muraria originale risale al X secolo d.C., epoca in cui venne costruita per difendere il borgo dalle incursioni straniere. L’altezza della prima cinta muraria, variava tra i quattro e cinque metri d’altezza i quali dovevano proteggere la piccola chiesa di San Pietro, presumibilmente la più antica del paese, presente nel giardino del castello; successivamente un mastio difensivo fu eretto dai Vescovi insieme a diverse altre costruzioni che si aggiunsero nel tempo, le quali permisero un ampliamento dell’area fra le mura e una fortificazione ancora più importante di queste ultime.

Nel Quattrocento il castello venne abbandonato, ma alla fine del secolo il vescovo Bonifacio Ferrero diede avvio a nuovi interventi di ristrutturazione che riguardano la costruzione di uno scalone, l’ampliamento della zona abitativa e il recupero esterno della torre; le guerre tra Francesco I e Carlo V però, procurano nuovi danni e distruzioni al palazzo che a seguito delle invasioni napoleoniche risultò praticamente distrutto e dal 1700 venne nuovamente abbandonato. Solamente nel 1885 l’architetto Alfredo D’Andrade lo acquistò e diede inizio al suo restauro, ampliandolo secondo le forme dell’architettura medievale piemontese del 400 ed un eclettismo storicistico di cui seguiva la corrente, fino a renderlo una perfetta dimora improntata su quello stile medievale che sia lui, che molti suoi contemporanei, perseguivano da un punto di vista romantico. Le mura di cinta di Pavone vengono assorbite dal corpo centrale che assume così una pianta a forma di nave, mentre dal Castello di Strambino, in completo stato di abbandono, viene prelevato il soffitto per inserirlo a Pavone. Per le scuderie e l’innalzamento dell’ala occidentale, ispirate all’architettura cinquecentesca, D’Andrade impiega un cotto simile a quello utilizzato per i Castelli di Albiano e Ozegna e fa realizzare decorazioni simili a quelle del Castello di Strambino. Sempre sua è l’idea di far collocare un grande pavone in bronzo in direzione di Ivrea, persuaso che da esso derivasse il nome del paese. Dopo la sua morte nel 1915, il figlio Ruy terminò i lavori di restauro e fece sistemare gli affreschi, strappati 20 anni prima al castello di Strambino. Dopo l’ultimo restauro curato dalla famiglia Giodice, attuale proprietaria, e dopo essere stato dichiarato monumento nazionale nel 1981; oggi il castello è sede di un ristorante, un albergo quattro stelle e di un centro congressi. Proseguendo sul sentiero che costeggia il castello, si può raggiungere la zona della Paraj Auta, una modesta elevazione che arriva a 354 metri di altezza, dichiarata area SIC e rilevante per la sua biodiversità; situata fra i comuni di Pavone Canavese e Ivrea, più precisamente nel quartiere di Bellavista. 

Percorrendo i sentieri di questa collina, si entra in contatto con la vita che si è sviluppata nei boschi secolari e nelle piccole paludi, si può inoltre osservare l’interessante varietà della vegetazione: sulle sommità quella tipica dei suoli aridi, mentre negli avvallamenti quella umida; lungo il sentiero, si incontrano enormi rocce levigate dall’azione dei ghiacciai presenti nella zona in età preistorica. Il territorio della Paraj Auta, oltre ad essere interessante dal punto di vista geologico e naturalistico, è una zona rilevante anche dal punto di vista storico e archeologico; qui sono infatti presenti incisioni di coppelle a forma emisferica e le torri di avvistamento di epoca Medievale appartenenti alle mura del castello. L’ultimo punto di interesse, anch’esso testimonianza della ricca storia del comune è la Chiesetta di San Grato; dalle descrizioni ottocentesche, sappiamo che la Cappella con annesso Romitorio, era dedicata a S.Grato vescovo il quale da secoli veniva venerato come santo taumaturgo. La struttura di questo luogo di culto è semplice, proprio come riportano le dichiarazioni dell’Ottocento conservate negli archivi diocesani, si trattava in origine dello stesso aspetto con cui è conservata ancora oggi, salvo le dimensioni della navata centrale, allungata nei secoli scorsi. Si presuppone che questa chiesa sia di presenza antichissima, risalente ai primi secoli dopo Cristo, utilizzata come strumento per evangelizzare la popolazione locale; al suo interno, sono stati ritrovati degli affreschi presumibilmente dipinti dal pittore appartenente alla corrente Gotica Internazionale Giacomo di Ivrea, in cui vengono raffigurati da una parte S.Andrea con la sua omonima croce e dall’altra parte dell’apside S.Pietro con la sua chiave del Paradiso. 

Sotto i più recenti intonaci inoltre, sono presenti affreschi più datati, a testimonianza della preesistenza della chiesa già in tempi più antichi. Annessa alla navata centrale della chiesa, si trova il Romitorio; il quale consisteva in alcuni locali situati a nord-est della chiesetta, utilizzati come ricovero del Romito, un uomo dai voti religiosi che svolgeva in cambio di vitto e alloggio funzioni di sacrestano per la chiesa parrocchiale di Pavone e si prendeva cura inoltre, delle terre attigue alla chiesa. Sempre in questa zona infine, si possono ammirare i resti di una marmitta glaciale chiamata “Sete dla Madona”, intorno alla quale è sorta una leggenda relativa alla sosta della Madonna di Oropa in questo esatto punto.


Indirizzo e punti di contatto

Nome Descrizione
Indirizzo Piazza G.Quilico n.1
Telefono 012551445
EMail servizi.generali@comune.pavone.to.it

Mappa

Indirizzo: Via Giuseppe Quilico, 20, 10018 Pavone Canavese TO, Italia
Coordinate: 45°26'13,3''N 7°51'12,9''E Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)

Modalità di accesso

Il Castello di Pavone è di proprietà privata, alla quale è necessario rivolgersi per avere informazioni.

Allegati

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